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Tonno 2020

Ogni anno la notizia della regolamentazione della pesca del tonno rosso ottiene molta attenzione. Il tonno è tra le specie ittiche più ricercate dai pescatori e gode di una regolamentazione separata e specifica. Le regole internazionali assegnano all’Italia un quantitativo di tonni pescabili in un anno e lo Stato lo suddivide tra le varie forme di pesca. La pesca ricreativa ottiene una sua parte e da anni si discute su quanto questa sia scarsa e su come le modalità di pesca siano inadeguate. Da una parte ci sono molte più autorizzazioni di pesca ricreativa al tonno di quante permetterebbero a ogni pescatore autorizzato di sbarcare un singolo tonno nell’intera stagione di pesca. Dall’altra il regolamento della pesca ricreativa prevede un carniere di un tonno per ogni giornata di pesca. La richiesta minima e più logica è che, ferma restando la quota assegnata alla pesca ricreativa, si cambi il regolamento con un carniere annuale anziché giornaliero, in modo da permettere a più pescatori di poter sbarcare un tonno e in modo da non esaurire rapidamente la quota causando la chiusura anticipata della pesca e lasciando a mani vuole chiunque vada a pesca nei mesi di maggiore afflusso turistico.
Per il 2020 le quote sono state aumentate e tra queste anche quella della pesca ricreativa con l’aggiunta di 1.65 tonnellate, portando il totale a 21.50 tonnellate. Questo è quanto, ma la cosa più importante è che i problemi di gestione della pesca del tonno alimentano una discussione che oltre ad essere ignorata dal gestore sembra contribuire in modo significativo a distrarre l’attenzione da tutto il resto. Nonostante periodicamente venga annunciata una qualche iniziativa basata sulla possibilità di avere un colloquio con un ministro o un sottosegretario, non si osserva nessuna evoluzione concreta a partire, per fare un esempio tra i più importanti, dalla revisione delle misure minime. Siamo abituati al fatto che nelle sedi politiche siedono amministratori non dotati di conoscenze specifiche, scarsamente interessati all’argomento e oggetto di input dai portatori di interessi che riescono a farsi ricevere senza che questo porti a nessun risultato concreto. Del resto, nessun colloquio più o meno formale può permettere di dare un quadro esauriente dei problemi del settore, delle sue dinamiche, del retroterra culturale, sociale ed economico a chi ha la competenza per intervenire sulle regole della gestione. Fanno sicuramente fatica in questo senso anche i pescatori commerciali, che hanno dalla loro una lobby ben più potente e ramificata, figurarsi quelli ricreativi che vivono di istantanee stereotipate che vanno dall’anziano sul molo con la cannetta al lupo di mare con il cabinato. Si ascolta un disco rotto e quando qualcuno arriva alla scrivania del politico si sente chiaramente la puntina che salta. In questo che ha già dato prova sicura di essere anno funesto, facendo il solito conto della serva, 1.65 tonnellate, considerando tutti i tonni che verranno sbarcati come appena sopra alla misura minima, vorranno dire poco più di una cinquantina di tonni sbarcabili dai pescatori ricreativi a livello nazionale. La cosa che tutti sappiamo ma che senza dati riscontrabili resta una semplice illazione è che, siano essi commerciali o meno, i tonni sbarcati illegalmente sono sicuramente molti, tanto che se potessero essere contabilizzati manderebbero all’aria tutte le belle regole di programmazione della gestione.
Mettendo tutto insieme, neanche le proposte di regolamentazione interna alla pesca ricreativa come quella del carniere ricreativo annuale vengono prese in considerazione. Vengono richieste da anni e resta davvero un enigma il motivo per il quale i responsabili della gestione preferiscano non intervenire causando tra l’altro una evidente perdita economica per il comparto pesca. Qualcuno potrebbe pensare che se si mette mano alla regolamentazione della pesca ricreativa possano venire al pettine diversi nodi problematici che si preferisce rimandare, ma proprio nel caso del tonno questa logica non può essere applicata, visto che per forza di norme internazionali lo stesso tonno gode di una regolamentazione specifica e separata, ricca di prescrizioni e incombenze. Possiamo aspettarci di vedere sui social la solita punta dell’iceberg con esposizione di pescatori gongolanti per la bestia vinta, tanto quella legalmente trattenuta per il sushi che quella virtuosamente o forzatamente rilasciata e, somma virtù, taggata. Basterebbe non scordarci che il grosso del blocco di ghiaccio sta sotto.

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