Questo sito utilizza cookies, propri e di terze parti, necessari per il funzionamento dello stesso, per scopi statistici e per ottimizzare l'esperienza di navigazione dell'utente

Chiudendo questo banner, proseguendo nella navigazione o cliccando su un elemento della pagina accetti il loro utilizzo. Per saperne di piu'

Approvo


Distrazioni

Siamo in tanti – credo – a ricordare che fino a non molto tempo fa i pescatori, almeno quello più coinvolti, erano sempre a spingere su certi argomenti che invece sembrano essere piuttosto velocemente svaniti. Uno tra i tanti ad esempio quello delle taglie minime. Ma taglie minime di cosa? Nelle acque interne, ad esclusione di un rimasuglio di annoccatori irredimibili, i pesci tornano sempre in acqua e spesso provengono da immissioni, per cui forse è in parte giustificato un calo di interesse per l’argomento. Altra storia per il mare. Ma anche qui in fondo si finisce per considerare inconsistente il problema. Cosa vuoi che sia un po’ di novellame sottratto. Passano i professionisti con le reti a fare incetta di pesci di taglia e finisce che viene di moda pescare dalla spiaggia con pasturatore e bigattini per vedere almeno qualche abbocco. Lo stesso per chi pesca dalla barca. Si sa che c’è il carniere di 5 kg, ma quando ne prendi uno dietro all’altro cominci a pensare che la regola non serva tanto per non danneggiare i pesci quanto per evitare che qualcuno si metta a venderli. Allora nella testa del pescatore l’infrazione cambia peso specifico. Una cosa che sembra continui inesorabilmente a sfuggire al legislatore è che quando un cittadino si sente preso in giro tende, per quanto non sia giusto, ed entro un qualche limite, a infrangere le regole. I pescatori hanno però sempre dichiarato l’importanza di rispettare i regolamenti, certo esclusi quelli che se ne sono stati zitti continuando a infrangerli. Ora il problema sembra quasi superato. C’è stato un passaggio epocale, è giunto a un punto critico il cambio generazionale. A vederlo dall’alto sembra abbia aumentato la distanza tra due ambiti: quello della pesca ricreativa con i crismi e tutto il resto. Il resto che continua a essere piuttosto vario, andando dal bracconaggio organizzato e costante all’occasione che fa l’uomo ladro, fino al disinteresse di chi, se messo di fronte al problema, avrebbe lo sguardo perso nel vuoto. Nell’altro campo le nuove generazioni, sempre più sgamate, tecniche e connesse. Tanto che viene da temere più fumo che arrosto, che ci si scambino tante immagini, e testi che per non essere ignorati dai più sui social finiscono per lasciar perdere i contenuti salvando al massimo qualche slogan.
Di fronte alla mancanza di risultati dell’impegno pluridecennale delle associazioni, è sempre più naturale che i pescatori si dedichino alla propria gratificazione momentanea: andare a pesca, giocare con attrezzi ed esche, fare qualche viaggio, e poi raduni, lancio, costruzione, rodmaking, luremaking, tecnica e pesci grossi, specializzazioni spinte e tentativi di arrampicarsi sugli specchi per trovare qualcosa di nuovo. Qualcosa che dovrebbe servire, come sappiamo, a compensare tutto quello che ci manca quando confrontiamo la nostra pesca quotidiana con quella che si raggiunge solo andando un bel po’ lontano, ma per qualcuno anche solo quella di quando era un bambino. Resta il dubbio se il cambio generazionale e una maggiore coscienza diffusa sulla necessità di avere comportamenti responsabili possano fare da migliore supporto al settore ricreativo. I due centri di gravità sono sempre vendere e divertirsi, rigorosamente sul breve periodo. Significa che se c’è una tendenza negativa invece di contrastarla si fa di tutto per sfruttarla commercialmente e a livello di immaginario. Ognuno si potrà fare la propria idea se la colpa sia più delle scelte del consumatore o della pubblicità che gli viene rivolta. Per il resto, quando non è distratto dal gioco, il pescatore non può che mugugnare e ripetere il suo rosario di buone ragioni. E per dare seguito al gioco a scapito del mugugno aiuta molto lo scambio facile di immagini e discorsi, nelle chat come nei social. Prima le foto si vedevano praticamente solo nelle riviste e di riviste ovviamente ce ne erano molte più di oggi, proprio di carta e in edicola. Dopo averle sfogliate ben bene i pescatori discutevano di pesca e forse era più facile limitare le distrazioni. Ora siamo inondati di foto e video che finirebbero per essere tutti uguali se non fosse per quelli dove si riconosce una faccia o ci turba un pesce fuori dal normale. Si tende a diventare un po’ bulimici, e soprattutto lievemente dipendenti. La scena surreale che sembra si possa rischiare è la cena dei pescatori con i commensali chini sui cellulari per menarsela con foto di pesci, posti ecc. Like e ancora like...

Vota questo articolo
(1 Vota)